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Giovanni Soldini: Ottime sensazioni. Sta andando
sempre meglio. È una barca costruita più o meno 5 anni fa,
assieme ad altri esemplari per formare una classe monotipo.
Si è cercato di raccogliere il know-how di questi anni al fi ne
di elaborare trimarani più marini e affi dabili, tutti uguali,
così da poter fare regate molto spettacolari. In realtà questa
classe non ha funzionato, e i motivi sono tanti. Gli armatori
hanno litigato tra di loro. Non ci sono stati gli sponsor che
avevano previsto. E quindi non se n’è fatto niente. E adesso ci
sono sette barche in giro per il mondo: ogni tanto si incontra-
no e fanno regate, ma non c’è una classe organizzata apposi-
tamente per loro.
ML: La tua è una barca con una storia ma le sono state
apportate modifi che per portarla a volare in oceano aperto.
Cosa avete fatto? Cosa avete cambiato?
GS: Il nostro è il trimarano ex “Gitana”. L’abbiamo
comprato a Lorient, in Francia. Apparteneva a Rothschild,
che in realtà ha cercato di costruire un altro trimarano ancora
più grande, usando questo Gitana – ora Maserati – come base
di riferimento. Comunque in questi ultimi anni i progressi
sono stati notevoli, con tre generazioni di foil diversi, sempre
più evoluti e veloci.
ML: Per foil si intendono quegli alettoni sugli scafi ?
GS: Sì, esatto. Quelle geometrie di alettoni, che tengo-
no in volo il trimarano, come già succede nelle acque piane
della Coppa America. Ma stavolta quello che succederà è
questo: si volerà tra le onde dell’oceano. E quindi ci devono
essere dei foil speciali che si immergono, simili a quelli degli
aliscafi . E c’è anche un piano portante per i timoni, un’ala
orizzontale che si può regolare, per gestire la prua e la poppa
della barca. Una sorta di fl ap, come quelli degli aerei.
ML: Immagino non sia facile portare una barca così.
GS: No, infatti. Se pensi a un catamarano, ad esempio,
ti accorgi quanto sia più semplice volare: hai un solo foil e due
timoni, e quindi si crea un triangolo di appoggio su questi tre
punti e la barca si alza facilmente. Un trimarano è più com-
plesso. Lo scafo centrale ti avvantaggia, per la sua rigidità lon-
gitudinale e poi, se caschi, ti ci appoggi. Ma per volare, foil e
timoni dovrebbero essere molto lunghi, visto che gli scafi late-
rali sono molto più alti rispetto a quello centrale e che quando
vai su un bordo, quello opposto si alza ancora di più. Quindi se
tu volessi volare dritto, dovresti avere certe estensioni, sconsi-
gliabili quando si naviga in mezzo alle vere onde. Per cui, col
team Maserati, abbiamo sviluppato dei foil e timoni in grado
di far volare la barca su due punti, anche quando si inclina.
fl ying monster, with a central hull and two laterals. What
sensations does it give you?
Giovanni Soldini: Excellent ones. It’s always improv-
ing. It was built more or less fi ve years ago together with
other models to make up a monotype class. We tried to gath-
er the know-how of these years in order to develop more ma-
rine-like and reliable trimarans, all the same, so to be able
do incredibly spectular regattas. Actually this class didn’t
work and for a number of reasons. The ship owners quar-
reled amongst themselves. The sponsors that were initially
foreseen fell through. And so nothing was done. And now
there are seven boats around the world: every so often they
meet up and do regattas, but it’s not a class organised, spe-
cially organised, for them.
ML: Your boat has a history but modifi cations have
been carried out so as to make her fl y in the open sea. What
did you do? What did you change?
GS: Our trimaran is the former “Gitana”. We bought it
in Lorient, in France. It belonged to Rothschild, who actually
tried to build another even bigger one, using this Gitana – now
Maserati – as a reference. However in these recent years con-
siderable progress has been made with three different genera-
tions of foils, increasingly more advanced and even faster.
ML: When you say foil, do you mean those ailerons
on the hulls?
GS: Exactly. Those geometries of ailerons, which keep
the trimaran fl ying, as already happens in the fl at waters of
America’s Cup. But this time what will happen is this: you
will fl y between the waves of the ocean. Therefore there must
be special foils that dive, similiar to the hydrofoil’s ones. And
there is also a support plan for the rudders, a horizontal wing
you can adjust, to handle the bow and the stern of the boat. A
type of fl ap, just like the ones for aeroplanes.
ML: I guess it’s not easy to bring such a boat.
GS: Indeed it’s not. If you think about a catamaran, for
example, you realize just how easier it is to fl y: there is just
one foil and two rudders, and therefore you create a triangle
of support on these three and the boat rises easily. A trimaran
is more complex. You benefi t from the central hull, for its
longitudinal rigidness and then, if you fall, you have a sup-
port. But to fl y, the foil and hulls should be very long, consid-
ering that the lateral hulls are much higher than the central
one and when you go on an edge, the opposite one rises even
higher. Therefore if you want to fl y straight, you have certain
extensions, which is not advisable when you are sailing be-
ML: E quindi parlaci un po’ di questa nuova sfi da.
Cosa ti aspetta?
GS: Vogliamo continuare questo percorso, per riuscire
a volare in mare aperto a più di 40 nodi. Non è affatto sempli-
ce ed è molto faticoso. Ci va la massima attenzione per gior-
nate intere, la tensione è sempre a mille. Se fai un tragitto di
una giornata è un conto. Ma se stai fuori in mare tanti giorni,
in quelle condizioni e magari col mare formato, è davvero
impegnativo e rischioso.
ML: Il pericolo maggiore è volare su un’onda e – a cau-
sa della velocità – infi larsi con la prua nell’onda successiva,
con il rischio di ribaltarsi (scuffi are) in avanti?
tween real waves. So, together with the Maserati team, we
have developed foils and hulls able to make the boat fl y on
two points, even when tilted.
ML: So tell a little bit about this new challenge. What
do you expect?
GS: We want to continue in this direction, to be able to
fl y in the open sea at more than 40 knots. It is not at all simple
and it is very demanding. You need the upmost attention for
days and the tension is incredible. It’s one thing if it is just for
a day. But if you are out at sea for a number of days, in those
conditions and perhaps with a rough sea it is really demand-
ing and dangerous.
GS: Sì, ma non succede mai (ride).
ML: Dai diciamolo. Sono stato con te sul trimarano
Maserati quest’estate. È impressionante l’accelerazione, la
velocità. Ricordo quel gommone con due motori fuoribordo
che sommati facevano 500 cavalli, che non riusciva a starci
dietro. C’è da tenersi forte, già a 38 nodi. A proposito, come è
vivere per tanti giorni su una imbarcazione così? Dove dor-
mi? Hai la luce, il bagno? Intanto in quanti siete, visto che
non sei più in solitaria.
GS: Innanzitutto in una barca da corsa è fondamentale
il peso. Per cui si cerca di eliminare tutto ciò che non è neces-
sario. Quindi il bagno è la prima delle cose che non trovi,
contrariamente alle imbarcazioni da crociera in cui ormai ne
trovi uno in ogni cabina. Sembra che la gente passi l’estate in
bagno (ride).
ML: Quindi il bagno è open air?
GS: Sì e se proprio c’è il mare brutto, te la tieni.
ML: E per cucinare?
GS: Basta un fuoco e una pentola a pressione e via.
ML: Scusa, ma quanti siete a bordo?
GS: Di solito c’è una squadra di 5 persone, 7 se si trat-
ta di una regata. Ci scambiamo due cuccette abbastanza co-
mode. Una invece è molto corta a poppa. Diciamo che spun-
ML: The greatest danger is to fl y on the wave and, be-
cause of the speed, slip into the following wave, with the risk
of tipping forwards, of capsizing?
GS: Yes, but it never happens (he laughs).
ML: Come on, let’s say it. This summer I was on the
Maserati trimaran. It is incredible the acceleration, the speed.
I recall that dinghy with two engines that together made up
500 cc, that wasn’t able to keep up with us. You have to hold
on tight even at 38 knots. Talking about that, what’s it like
living on a boat like that for so many days? Where do you
sleep? Do you have light, a bathroom? In the meantime how
many are you, considering you are no longer alone?
GS: First of all the most important thing for a racing
boat is weight. Therefore you try to eliminate everything that
is not necessary. So the bathroom is one of the fi rst things you
don’t fi nd, differently to cruise boats in which you can fi nd
one in every cabin. It seems that people spend their summer
in the bathroom (he laughs).
ML: So the bathroom is an open air one?
GS: Yes and if the sea is really bad you hold it in.
ML: And to cook?
GS: A fl ame and a pressure cooker are enough.
ML: Sorry, but how many of you are on board?
First of all the most important thing for a racing boat is weight.
Therefore you try to eliminate everything that is not necessary.
So the bathroom is one of the fi rst things you don’t fi nd, differ-
ently to cruise boats in which you can fi nd one in every cabin.
GIOVANNI SOLDINI
08.09.2016
rendez-vous Δ3