IT Sono contento di avere l’occasione
di portare alla ribalta quest’opera di
Ponti, non solo perché sconosciuta,
ma direi soprattutto perché costruita
su criteri particolari che ci rimandano,
piuttosto che agli stilemi decorativi
pontiani, alle sue architetture ed al
suo studio delle superfi ci.
E’ signifi cativo e divertente il nome
“Redevance” (Royalty) nel francese
che Ponti praticava fi n da giovane e
che, piuttosto che far riferimento al
contenuto del decoro, come nei pre-
cedenti tessuti “Estate mediterranea”
“Armadio magico” “Eclissi” “Recinto”
ed altri, pare dedicato all’amico Luigi
Grampa che con la Manifattura Jsa di
Busto Arsizio lo aveva accompagnato
fi n dal dopoguerra per la produzione
dei tessuti stampati. Un po’ come se
scherzando Ponti avesse detto “Caro
Grampa, eccoti da fare un disegno, li-
bero da riferimenti fi gurativi o geome-
trici da cui si possa trarne un nome,
ma che con “Redevance” ti promette
un successo!” (1)
La prima ed unica testimonianza che
abbiamo di una presentazione uffi -
ciale di “Redevance”, oltre alle prove
di stampa e i disegni conservati dalla
Jsa, è il copriletto adottato nell’alle-
stimento “La casa adatta” progettato
da Ponti in occasione di Eurodomus 3 a
Milano nel 1970. (2)
Si trattava di una proposta di Ponti per
una abitazione a pareti mobili, arreda-
ta con mobili economici, pieghevoli e su
rotelle, denominati “Serie Apta”.
Nella presentazione Ponti scrive: “Non
dobbiamo adattarci noi ad una casa
generica, ma è la casa che deve adat-
tarsi a noi…” ed ancora “ … per fare
della casa l’espressione della nostra
individualità culturale in accordo a
tutte le condizioni dell’abitare di oggi,
anche economiche “.
L’iniziativa che richiamo qui sopra è
una di quelle in cui Ponti, nell’ultima
parte della sua prodigiosa e prolifi ca
carriera, oramai internazionalmente ri-
conosciuto come un maestro, si impe-
gna con l’abituale disinteressato entu-
siasmo, realizzando, fi n dagli anni ’60,
fenomenali opere dove le sue archi-
tetture e il suo lavoro di design sono
costruiti in modo sempre più evidente
ad espressione dei medesimi principi.
Il disegno “Redevance”, pur preve-
dendo, come necessario per le stoff e,
una ripetizione del motivo, utilizzando
sfasamenti e giustapposizioni delle
forme e dei colori obbedisce al criterio
di non dare appigli allo sguardo, per-
ché possa liberamente percorrerne la
superfi cie.
In sostanza si realizza un motivo appa-
rentemente senza soluzione di conti-
nuità, ove lo sguardo possa percorrere
la superfi cie libero da inciampi.
Questo ribaltamento pontiano, dove
l’opera non vive in sè ma nello sguar-
Dezza
Dezza, disegnata da Gio Ponti nel
1965 per Poltrona Frau e declina-
ta in tre diversi esemplari (Dezza 12,
con schienale basso e braccioli molto
sottili che rendono possibile l'acco-
stamento di due o più elementi; Dezza
48, dotata di un poggiatesta in piumino
d'oca integrato allo schienale; Dezza
24, nella versione poltrona e divanetto
a due posti) viene presentata con una
nuova veste: il rivestimento in tessu-
to stampato Redevance, frutto della
stretta
collaborazione
dell'azienda
con l'Archivio Gio Ponti e la tessitura
d'arte JSA, illustre realtà tessile lo-
cale e punto di riferimento, a partire
dagli anni Cinquanta, nella realizza-
zione delle più famose stoff e italiane
d'autore.
Redevance è un prezioso raso di lana
stampato, il cui motivo grafi co venne in
origine disegnato dallo stesso Ponti,
oggi reperito grazie a un meticoloso
lavoro di ricerca d'archivio. Il pattern,
composto da sezioni circolari ripetute
su fondo chiaro, è riconducibile alle
sperimentazioni pontiane sulle mo-
dularità: elementi geometrici sempli-
ci, scomposti e replicati in sequenza,
sono in grado di confi gurare un numero
infi nito di potenziali risultati visivi, ap-
plicabili in varie scale, dall'architettu-
ra strutturale all'oggetto d'uso quoti-
diano. Redevance reinterpreta questo
principio in chiave moderna, alternan-
do gli elementi geometrici nelle cromie
dell'azzurro e del grigio (tonalità molto
amate e utilizzate da Ponti) e creando
un motivo avvolgente che dona all'im-
bottito un'accezione di leggerezza e
contemporaneità.
Dezza, che prende il nome dalla via
milanese dove si trovava la casa e lo
studio dell'architetto a partire dal
1957, racchiude tutta la forza innova-
trice del progettista: un'architettura
domestica dal design leggero, comodo,
esteticamente piacevole e funzionale.
La sua silhouette morbida e slanciata
presenta alcuni elementi progettuali
altamente riconoscibili, come la gamba
aff usolata a sezione triangolare, vero e
proprio elemento distintivo di Ponti (lo
stesso si ritrova, ad esempio, nel Grat-
tacielo Pirelli di Milano). Il segno d'au-
tore si riconosce anche nella semplicità
del sistema costruttivo della poltrona,
composta da soli quattro pezzi - due
fi anchi, il sedile e lo schienale.
La struttura portante è realizzata in
faggio stagionato con imbottitura in
poliuretano espanso; il molleggio della
seduta è in tela elastica per Dezza 24 e
48, e cinghie elastiche per la Dezza 12.
La lavorazione dei cuscini è arricchita
da una coppia di bottoni. Le estremità
degli elementi di montaggio presenti
sui fi anchi sono in ottone cromato.
Gio Ponti
Architetto, designer e artista, Gio
Ponti (Milano 1891-1979) si laurea a
Milano nel 1921 e si associa inizial-
mente con Emilio Lancia e Mino Fioc-
chi dal 1927 al 1933. Nel 1927 fonda
il Labirinto, con Lancia, Buzzi, Marelli,
Venini e Chiesa, per proporre arredi e
oggetti di alto livello. Dal 1923 al 1930
è direttore artistico di Richard Ginori.
Con la fondazione della rivista Domus
nel 1928 (che, salvo brevi interruzioni,
dirigerà fi no alla morte), Ponti contri-
buisce intensamente al rinnovamento
della produzione italiana del setto-
re, cui dà nuovi impulsi. Partecipa da
protagonista e sostiene le Biennali di
Monza, poi Triennali di Milano, il premio
Compasso d'oro e l'ADI (Associazione
per il Disegno Industriale). Al Ponti ar-
chitetto si deve il simbolo della Milano
moderna, il grattacielo Pirelli, proget-
tato nel 1956 con Fornaroli, Rosselli e
Nervi. Nel 1951 realizza il secondo Pa-
lazzo Montecatini (il suo primo palazzo
per uffi ci risale al 1938-39). All'attività
progettuale ha affi ancato anche quel-
la didattica, insegnando alla Facoltà
di Architettura di Milano dal 1936 al
1961.
do di chi la incontra, chiave di lettura
di tutto il lavoro di Ponti, emerge ed è
particolarmente evidente nel suo lavo-
ro sin dai primi anni ’50.
Va da sé che occorre richiamare il rive-
stimento in linoleum da Ponti battezza-
to “ Giallo Fantastico” usato da Ponti
per i pavimenti della Torre Pirelli, dove,
intervenendo in fase di produzione con
l’aggiunta di colori durante la stesura
del materiale, si otteneva una decoro
variabile senza ripetizioni.(3)
Questo criterio, che affi dava la regia
della percezione allo sguardo di colui
che incontrava o percorreva le opere,(
“Amate l’architettura “ 1957 Pag. 124
“ L’Architettura… uno spettacolo che
si suscita percorrendolo..”) ha guida-
to Ponti nella realizzazione del fanta-
stico pavimento ceramico per la Sal-
tzburger Nachtrichter nel 1976 (4) (5),
ed è il criterio che ha guidato Ponti nel
progettare ad esempio edifi ci rivestiti
in ceramica colorata, varianti in aspet-
to a seconda della luce e del punto di
vista, (6) (7) o la proposta di grattacie-
li triangolari, studiati per mutare forma
e colore inaspettatamente nelle diver-
se prospettive urbane (8) (9).
A conclusione infi ne di questa breve
rassegna, che, procedendo di esempio
in esempio ci porterebbe ben lontani
dalla nostra stoff a “Redevance”, ma
a ulteriore testimonianza dell’impegno
di Ponti nel dar corpo ai principi che
hanno guidato il suo lavoro, mi piace
richiamare infi ne un progetto per un
pavimento del 1971 (10), la cui com-
posizione varia in relazione alle diverse
aree all’interno dell’architettura ed al
loro uso, confermando quella la bi-po-
larità occhio/opera che è anche il noc-
ciolo generativo della nostra stoff a.
Salvatore Licitra
© Gio Ponti Archives