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“... ma poi non si fa festa, civile o religiosa, che non si distenda la tovaglia e non si cerchi di pappare del meglio”
Ricette locali, preparazioni non scritte ma tramandate verbalmente, ingredienti della tradizione e materie prime
uniche diffuse lungo lo straordinario territorio del nostro paese. La cucina italiana come insieme disomogeneo
di tradizioni culinarie, radicate nelle persone, nella gente, nella storia di un popolo. Il cibo come portatore di
identità e differenze come delimitatore di confini ma anche come espressione del senso di appartenenza a una
terra, a una regione, a una storia culinaria. I mille volti, i mille comuni, le mille bandiere dell’Italia che si traducono
nelle innumerevoli ricette locali, sono esplicitate da un manuale della cucina italiana che per la prima volta mette
in luce la diversità come elemento distintivo del nostro paese. “L’Artusi”, così venne chiamato in gergo il libro
dall’incredibile successo, racconta 790 ricette della cucina casalinga, raccolte con passione nei lunghi viaggi
dall’autore e accompagnate dall’indispensabile sperimentazione e commento da parte dei suoi cuochi e servitori.
Local, unwritten recipes, handed down by word of mouth, traditional ingredients and unique, raw materials, all
throughout the extraordinary lands of our nation. Italian cooking, a varied set of culinary traditions, with its roots
firmly planted in people, in families, in the history of a population. Food as the bearer of identity and differences,
as the line marking the boundaries, but also as the expression of a sense of belonging to a land, to a region, to
a culinary history. The thousand faces, the thousand communities, the thousand flags of Italy, translating into an
endless variety of local recipes, are all expressed by an Italian cooking book, which for the first time places the
spotlight on diversity as the distinctive element of our nation. “L’Artusi”, that’s how the incredibly successful book
came to be known, a book containing 790 home cooking recipes, passionately collected during the author’s long
travels, accompanied by the indispensable experimentation and commentary of his cooks and servants.
“... THERE IS NO CELEBR ATION, WHETHER CIVIL
OR RELIGIOUS, WITHOUT A TABLE L AID
WITH DELICIOUS FOOD AND
WITHOUT GUESTS TO GOBBLE IT UP ”