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60 PEDRALI
Fili d’erba,
il magazzino
automatico di Pedrali
Due figure retoriche riappaiono continuamente
nell’architettura della prima età della macchina:
quella del telaio strutturale a vista e quella della
vetrata continua. Ma la parete che protegge il
nuovo magazzino automatico di Pedrali a Mornico
al Serio disegnata da CZA non vuole tanto essere la
rappresentazione del suo contenuto interno - un
meccanismo perfetto, dove il percorso dei carrelli
robot solca come un canyon la struttura degli scaffali
– quanto piuttosto una quinta visiva che risponde
alle diverse condizioni del paesaggio circostante. Il
successo aziendale di Pedrali e la sua coscienza nel
campo della sostenibilità dei cicli di produzione ha
infatti generato nel tempo un complesso edilizio di
grande qualità ambientale all’interno di un paesaggio
dove le matrici agricole sono ancora fortemente
presenti; la mole del nuovo magazzino automatico -
la cui altezza e volume sono totalmente determinati
dal suo funzionamento interno - ne costituisce il
completamento sul lato sud, e lambisce il tracciato
dell’antica via Francesca. La risoluzione architettonica
del nuovo magazzino vuole quindi rispondere al tema
astratto della “carterizzazione” di una macchina
industriale con una risposta specifica, fortemente
relazionata al proprio contesto, all’orientamento
solare, e all’insediamento produttivo al quale
appartiene. Il parallelepipedo primario è così inflesso
da due aggetti volumetrici: il primo, in corrispondenza
del suo angolo sud-ovest, raccoglie il percorso
visitatori all’interno del complesso e riprende il
tracciato della roggia che costituisce il confine ovest
del perimetro; il secondo - che esce con un ardito
sbalzo dall’angolo nord-est, spelando una parte della
parete del magazzino per svelarne il funzionamento
interno attraverso una grande lastra di vetro - forma
il lato mancante del grande piazzale di carico e
scarico e si dà come traguardo visivo dall’ingresso
agli uffici sul margine nord. Un corpo di raccordo,
che ospita il lungo nastro verde del percorso sospeso
per i visitatori, connette il magazzino ai capannoni
esistenti. Tutte le quattro pareti d’ambito del nuovo
magazzino sono rivestite in pannelli coibentati lisci
finiti in color alluminio naturale; sopra questi, una
serie di elementi semplici realizzati con profilati di
alluminio estrusi generano un pattern visivo formato
da una combinazione di linee verticali ed oblique,
quasi dei giganteschi “fili d’erba” che ritmano e
danno misura alla superficie cieca e inarticolata delle
facciate, in particolare la grande superficie a sud.
Questi elementi sono lasciati nel colore naturale
dell’alluminio sulla loro faccia orientata ad est
- quella verso il nucleo urbano di Mornico - e invece
colorati in tre diverse tonalità di verde sul lato ovest,
quello rivolto verso i campi e la roggia. Il gioco della
lunghezza, direzione e intensità delle ombre di
queste “lamelle” al cambiare delle ore, combinato
con il loro mix cromatico e con la diversità delle viste
frontali e di scorcio al quale il nuovo magazzino è
soggetto da punti di vista diversi, genera un vero
“spettacolo ottico” di grande suggestione. Un
effetto particolare è quello della riflessione dei
toni cromatici dei lati colorati sulla faccia opposta
di quelli lasciati color alluminio per chi percorre
la strada da est verso ovest, che genera una sorta
di effetto cangiante, simile a quello delle ali di una
farfalla o delle elitre di un coleottero.
Il volume sordo e uniforme del nuovo magazzino
è così trasformato in un fenomeno visivo ricco di
variazioni, una sorta di “amplificatore” naturale delle
ore del giorno e delle stagioni, che in alcuni momenti
dissolve il volume nel cielo nebbioso, riflettendone i
toni grigio-azzurri, e in altri si carica del verde acceso
dei campi agricoli primaverili.
Il disegno architettonico del magazzino e dei suoi
spazi di pertinenza supera così il concetto di pura
“mitigazione ambientale” con cui molte strutture
industriali sono trattate, diventando un segnale
importante del radicamento di Pedrali e delle persone
che vi lavorano in un territorio specifico come quello
della Bergamasca e al contempo della loro capacità di
dialogo con mercati e realtà sempre più globali.
Cino Zucchi