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Our research began, in 1994, with carpets, perhaps
the most human, ritual, domestic, and decorative
surface there is: the most abstract and alluring
concept of the home because, wherever a carpet
may be, it allows us to define a space as person-
al, from a symbolic and literal point of view, and
thus to inhabit it. You need only lay a carpet down
and sit upon it, exactly as nomads have in fact
known for time out of mind. Hence the idea of fea-
turing the carpet as a full-fledged architectural
element of the home.
Not an accessory, but a mother cell, a sur-
face capable of establishing spaces, articulating
them, centering itself and dictating a visual gram-
mar capable of contaminating and constructing
an environment.
La nostra ricerca ha preso il via, nel 1994, dai
tappeti, forse la superficie più umana, rituale,
domestica e decorativa: il concetto più astratto e
fascinoso di casa poiché, ovunque si sia, consente
di definire uno spazio come personale, dal punto
di vista simbolico e letterale, e di poterlo abita-
re. È sufficiente stenderlo e sedervisi sopra, come
i nomadi, infatti, sanno e fanno da sempre. Da qui
viene l’idea di proporlo come vero e proprio ele-
mento architettonico della casa.
Non un accessorio, ma una cellula madre,
una superficie in grado di determinare gli spazi,
di articolarli, di farsi centro e dettare una gram-
matica visiva capace di contaminare e costruire
l’ambiente.