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Storia della tua vita, un racconto breve di
Ted Chiang, adattato per il cinema nel 2016
da Denis Villeneuve in Arrival, compie uno
scarto in questo senso che non avevo mai in-
contrato prima: seppur non distaccandosi da
un'immaginazione tecnologica del portale,
Chiang dà al linguaggio – giustamente messo
in scena come il dispositivo qual è – la fun-
zione di attivare varchi sullo spazio e sul
tempo. Attraverso l’apprendimento di una xe-
nolingua, l’eptapode, portata in dono da crea-
ture aliene2, la protagonista entra in contatto
con una sepolta memoria futura, che fungerà
da deterrente per la guerra imminente e da
lingua franca mondiale.
Per Invernomuto (Simone Bertuzzi e Simone
Trabucchi), allo stesso modo, sono il linguag-
gio (ma anche il simbolo e il corpo) a farsi
veicolo per il viaggio spazio-temporale, anche
quando, diversamente da Chiang, affronta in
maniera ben più problematizzante la possi-
bilità di un esperanto globale. Per gli artisti
infatti, è nel carattere iper-specifico, micro-
locale, il dispositivo attivatore del viaggio
verso il distante. E se per Marcel Mauss l’uti-
lizzo unico dell’oralità è uno dei tratti princi-
pali ad accomunare le culture nell'identifi-
cazione del mago all'interno delle comunità3,
Invernomuto è ugualmente suggestionato
dalla peculiarità magnetica di chi si fa, nella
sua persona, come lo sciamano nelle culture
‘tradizionali’, portale per altri luoghi e altri
tempi.
È così che una parola, negus, proferita dagli
abitanti della loro piacentina Vernasca, attiva
un viaggio che li porta in Etiopia e in Jamaica
(Negus, 2013-2016), esplorandone le connes-
sioni che la storia ufficiale ha taciuto, ma
che l'estrema curiosità degli artisti ha riatti-
vato, di fatto, costruendo un nuovo wormhole
— a forma di triangolo. L’attenzione degli
artisti alle qualità vernacolari del racconto,
così come alle dinamiche di potere che ren-
dono minore questo racconto rispetto a quelli
'ufficiali', li porta su strade ben poco battute,
quelle di una controstoria ancora tutta da
scrivere.
Questa sensibilità per il racconto, che non si
traduce nel ruolo passivo di ricettore, di do-
cumentaristi fly on the wall, al contrario sen-
sibilizza Invernomuto al proprio ruolo all'in-
terno della narrazione; la produzione degli
artisti è sempre ellittica e mai autosuffi-
ciente: è la narrazione che ne fanno, a riem-
pire i vuoti.
Quella della negazione dell'autoconteni-
mento e dell'indipendenza dell’opera, oltre
a definire l'attitudine di una – la loro – ge-
nerazione di artisti (ma che trova pochissimi
eguali in Italia che la applichino in maniera
così sostanziale alla propria pratica), è una
caratteristica intrinseca al loro medium pre-
diletto, quello dell'immagine in movimento,
intesa nel campo espanso.
1 Anche porte e finestre sono dispositivi: Leon Battista Alberti ne sapeva qualcosa.
2 A ben vedere c'è un altro wormhole, ipertestuale, che collega le parole di Chiang a quelle, scritte duemila anni prima, del Fedro di Patone.
3 Marcel Mauss, Teoria generale della magia, Torino, Einaudi, 2000