Fabrique,
dettaglio tecnico /
Fabrique,
technical detail /
Studio per la stampa
della superficie
in legno /
Study for printing
the wooden
surface /
Fabrique,
costruzione tecnica /
Fabrique,
technical construction /
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— Fabrique
Marc Sadler
06
07
Più per educazione che altro, Aureliano si fece convincere.
Attraversarono con prudenza, schivando i tram che continuavano
a sferragliare avanti e indietro (semafori non ce n’erano)
ed entrarono nel vasto ingresso del palazzo: a destra e sinistra
due grandi scale in marmo per l’accesso ai piani, e nella corte,
sul fondo, chiuse da porte in legno, le rimesse per le carrozze.
C’erano anche dei radiatori alle pareti, nascosti dietro grate
in ottone traforato, e Aureliano si sentì meglio, quasi a casa
per la sensazione di déjà vu che ebbe scaldandosi alla nuova,
confortevole temperatura.
Anche nell’ora tarda, con la nebbia fuori dal palazzo che
continuava ad addensarsi e arrivava fin nella corte, il riflesso della
luna già alta illuminava di azzurrino tutto l’ingresso - dove non
erano ancora accese le lampade elettriche. Aureliano riuscì così
a distinguere la pavimentazione insolita, che non aveva notato
subito, distratto dalla voce della signora che gli spiegava come
il palazzo intero fosse stato costruito da e per la sua famiglia.
“Lei è ingegnere, apprezzerà l’impegno che è stato messo in questa
costruzione”, disse fiera la giovane, socchiudendo leggermente
gli occhi che aveva di uno strano colore grigio azzurro.
Saltando la prima domanda che gli veniva in mente (come sapeva
la sua professione, la signora mai vista?), Aureliano si mise a
lodare la qualità dell’impianto spaziale, la bontà dell’esecuzione
e l’originalità di certe soluzioni.
Non era esattamente un esperto di architettura fin de siècle
ma assecondare il racconto della giovane gli serviva ad osservare
intanto meglio quello che per lei era forse meno importante.
Tutto l’ingresso, fino agli accessi alle scale, era pavimentato
con blocchetti di legno di rovere posati di testa - una soluzione
abbastanza comune un tempo in fabbriche e laboratori, ma
che Aureliano non aveva ancora mai visto all’interno di una
casa: o meglio, un semi-interno come si poteva considerare
quell’enorme ingresso, che era progettato come spazio di
distribuzione, ma anche di rappresentanza e - in un certo
senso - come ambiente abitabile. Così abitabile che quella
pavimentazione fece venire in mente ad Aureliano la sua fabbrica
e le sue possibilità.
“Perché non realizzare un pavimento da interni con queste
caratteristiche?” si stava chiedendo, quando - proprio come se
fossero in casa - la signora lo invitò ad accomodarsi su una delle
panchine in quercia, dalle forme vagamente Liberty, che stavano
agli angoli del grande ingresso.
Aureliano ringraziò mentalmente l’architetto che le aveva fatte
realizzare in legno invece del marmo, gelido ma sempre preferito
dalla borghesia, come simbolo inequivocabile di ricchezza
e permanenza delle loro fortune. Stava già immaginando
un progettista populista e magari socialista, che avesse sposato
le teorie di William Morris e aspirasse a una trasformazione
del gusto borghese “dall’interno”, rivalutando il lavoro artigiano
e le esecuzioni manuali… quando lo riportò alla realtà la voce
della giovane. Lo vedeva ancora scosso e fermò la descrizione
di materiali e soluzioni costruttive dell’edificio, per chiedergli
come si sentiva.
“Ma è proprio sicuro di star bene, ingegnere? Ha il viso un po’
pallido. Ingegner…? Non so neanche il suo nome, mi scusi.
Il mio è Veronica: Veronica Sellier. Sellier, con l’accento sulla
seconda e.” “Molto piacere, Veronica. Il mio nome è Aureliano:
Aureliano Camelia. E di professione sono ingegnere.”
“Questo però lei già lo sapeva” aggiunse sorridendo, mentre
si alzava lentamente dalla panchina. “Purtroppo, signora, si è fatto
davvero tardi. Désolée, ma devo proprio andare: mi aspetta una
Natural Genius
A DESIGN STORY - Marc Sadler