Fabrique,
dettaglio tecnico /
Fabrique,
technical detail /
Studio per la stampa
della superficie
in legno /
Study for printing
the wooden
surface /
Fabrique,
costruzione tecnica /
Fabrique,
technical construction /
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TECHNICAL
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— Fabrique
Marc Sadler
04
05
“Insomma, riprese Sadler “proprio nulla no... Con Capozziello
poi ho parlato, a Napoli, e mi ha spiegato come avevano costruito
il ponte.”
“Avete anche provato a ripetere l’esperimento? Che risultati
ha dato? ”
“Adesso non mi faccia troppe domande, ingegnere: specialmente
quelle a cui non posso rispondere.”
“Non può? Almeno mi dica se avete rifatto l’esperimento.”
“Troppo curioso, ingegnere. No, non posso dirglielo: ma anche
lei è un creativo, ha fantasia. Provi a immaginare. La realtà
è fatta soprattutto d’immaginazione. Anzi, secondo certe teorie,
o filosofie, la realtà non esiste proprio: ma io non sono un filosofo,
sono un designer. Faccio oggetti reali, o meglio li penso e li progetto.
Poi persone come lei li realizzano.”
Aureliano sentiva parlare Sadler, cercava di seguirlo nel suo
ragionamento ma alla parola “fantasia” si sentiva già altrove.
Era sempre a Milano, ma non nello stesso giorno in cui era sceso
dal FrecciaRossa delle 5.13. Era ancora autunno inoltrato, quasi
sera, ma non si trovava più nello studio: stava camminando fuori,
in una nebbia mai vista così spessa negli ultimi anni. Non che gli
dispiacesse quell’odore pungente, la sensazione di minutissime
goccioline sul viso: gli rinfrescava letteralmente le idee, mentre
a piedi, con lunghe falcate andava spedito verso la stazione.
Nella nebbia persone e palazzi gli apparivano confusi, diversi
da come era abituato a vederli. Le silhouette delle donne con
gonne curiosamente abbondanti, uomini tutti con cappelli
dalle fogge antiquate.
Dimenticato Sadler - che però continuava a raccontare del suo
incontro con Capozziello - Aureliano iniziava a pensare
che girassero scene di strada per un film in costume, quando
si ritrovò in Largo Treves: che però riconosceva a stento.
Su una targa si leggeva a lettere sbiadite “Largo Notari già P.za
Statuto” e all’angolo con Via Palermo non c’era più l’orrido palazzo
per uffici del Comune di Milano, color Fleischkäse: una specie
di mortadella tedesca, parallelepipeda e senza lardo, da cui il
dispregiativo che usano a Zurigo per l’estensione moderna della
Opernhaus (il teatro dell’Opera).
Al posto dell’enorme Fleischkäse comunale, stava l’edificio
neorinascimentale della prima Università Luigi Bocconi:
semplice ma non austero, con soli tre piani.
Per vederlo meglio Aureliano si spostò sull’angolo di Via Solferino
verso via Brera e per un soffio non fu investito dal tram che gli
arrivava alle spalle. La testa iniziò a girargli, ondeggiò un istante,
dovette appoggiarsi all’unico albero della piazza e gli sembrò che
anche la nebbia gli fosse entrata negli occhi a confondergli la vista.
Una giovane passante bionda, elegantissima in un abito nero
un po’ eccentrico che ricordava quello di Enrichetta Allegri ritratta
da Giovanni Boldini, si fermò e gli chiese se avesse bisogno di aiuto.
“Signora, è davvero molto gentile ma non si preoccupi, sto bene.”
rispose Aureliano, allontanandosi dall’albero con la calma
di sempre e solo un leggero imbarazzo per essersi comportato
così stranamente.
“Ma Signore, lei è vestito molto leggero, non ha neanche il
cappello! Con questa nebbia, e questo freddo… Mi permetta
d’insistere, si riscaldi un momento.” Aggiunse la bella signora
in un italiano senza nessuna inflessione milanese, ma con un
lievissimo accento parigino. “Abitiamo proprio qui di fronte”
disse indicando un bel palazzo borghese sul lato opposto della
piazza, tra via Statuto e Via Solferino nel tratto del Corriere
della Sera.
Natural Genius
A DESIGN STORY - Marc Sadler