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STORIA
HISTORY
C
sia nel campo
dell’ingegneria
civile, sia in quella
navale, per garantire
una verifica corretta
delle caratteristiche
strutturali di questa
sorta di “macchina
celibe” munariana.
Di comune accordo
si è tenuto sempre
ben presente
il modello originale, per quanto alcuni
dettagli richiedessero inevitabilmente
un adeguato ripensamento per poter
essere realizzati oggi con caratteristiche
perlomeno seriali, e non di pezzo unico.
Alla fine si è riusciti a riprodurre il Veliero
in maniera che riteniamo corretta e fedele
al suo processo ideativo e all’originale,
ma questo degno risultato ci consegna
comunque una libreria con una capacità
di carico ancora limitata, per quanto
molto superiore a quella del prototipo
realizzato in casa Albini. Ma non bisogna
tuttavia nascondersi il fatto che questo
“diaframma diagrammatico” che
è il Veliero nasce per essere ammirato
nella sua eterea “trasparenza”, e il suo
eventuale riempimento, oltre un certo
equilibrato limite, rischia di cancellare
il gioco di composizioni spaziali
e attraversamenti visivi pensati da Albini
nel rapporto ambientale creato dalla sua
particolare trama strutturale.
Per ovviare in parte a questo problema
si è pensato di offrire, per eventuali
necessità di carico maggiore, comunque
non di totale riempimento, un’affusolata
barra a sezione circolare, da porre
in cima tra i due puntoni diagonali, come
elemento utile a mantenere aperta la
triangolazione delle forze, senza farle
agire in tensione sulla sola base
di sostegno della struttura.
Questa eccezionale opzione,
che comunque, a nostro avviso, non
risulta disarmonica rispetto al disegno
complessivo, viene proposta come
estrema ratio per quelle particolari
condizioni in cui si ritiene opportuno
applicarla. Rimane comunque al centro
del lavoro intrapreso la ricostruzione
del progetto originale, la quale
ci restituisce un’opera piena di fascino
e interrogativi che si è conquistata uno
spazio importante nella storia del design
dell’oggetto d’uso e della progettazione
d’interni a livello internazionale.
Si può concludere accompagnando
la visione di questo manifesto
profetico del design, oltre l’ortodossia
dell’architettura moderna, leggendo
un passo dell’articolo Civiltà industriale
scritto nel 1942, in piena guerra,
da Giuseppe Pagano, direttore storico
della rivista “Casabella”, e grande
estimatore di Albini: “Si scopriranno
un bel giorno, anche da noi, certi rapporti
tutt’altro che insignificanti tra il gusto
contemporaneo e il cosiddetto ‘disegno
industriale’, si scopriranno influenze
tutt’altro che superficiali o fortuite
tra la fisionomia della ‘macchina’
e certe predilezioni formali del linguaggio
artistico contemporaneo; si scopriranno
parentele ideali e discendenze tutt’altro
che occasionali tra ingegneria e poesia
moderna, tra costruzione utilitaria
normalizzata dall’industria e architettura
funzionale ritmicamente sentita come
pura espressione di rapporti spaziali.”
Il Veliero, a nostro avviso, come
un’antenna ha captato e trasmesso
tutte queste relazioni, e da ciò deriva
il suo fascino.
Dettaglio della libreria
Veliero di Cassina. /
Detail of the Cassina
Veliero bookcase.