Dee Dee è in grado di diventare altro.
Diventa un sistema completo, dove la massima espressione
della sua personalità diventa addirittura un altro mobile,
un diverso elemento di arredo: il pouf Rockaway.
Aspetta: com’è possibile che un sistema di sedute diventi
un pouf, e viceversa? Lo dicevo poco fa: Dee Dee stupisce.
Si esprime anche in una seduta libera, esterna all’elemento
principale con le classiche sedute, per assumere - in
assoluta scioltezza ed eleganza - la forma di un elemento
di comodità ulteriore. Indipendente.
Esterno a sé eppure coordinato in modo impareggiabile.
Una presenza in più, che sembra quasi sfidare l’ambiente
con la sua identità autonoma, eppure perfetta.
Rockaway dialoga con Dee Dee raccordando angolature
molto ampie, come nessun altro divano sa fare, e
suggerisce fantasiose soluzioni, dal minimale al sofisticato,
senza perdere mai di stile.
E poi l’incontro.
Quando conosci un Dee Dee - bastano pochi istanti di
contatto delle dita con uno dei suoi rivestimenti, invito
irresistibile a lasciarsi andare al suo comfort a quote
differenziate e morbidissima piuma d’oca - smette di
esistere qualsiasi altra opzione.
Approfondire questa conoscenza passa per molte
deliziose tappe: per gli occhi, oltre che per il corpo.
Lo sguardo si sofferma infatti su particolari quali le staffe
minimali in goffrato nero su cui poggiano le leggerissime,
ineffabili basi in acciaio. Sulla “firma” della cinghia in
pelle che circonda il bracciolo. Sulla sartorialità assoluta