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Scusami, se puoi. Sono fuggita dall’abbraccio vischioso dell’oscu-
rità, in cerca di luce, di aria, di freschezza. Per questo sono tor-
nata qui, tu sai dove. Questa casa è sempre stata il mio rifugio,
fin da ragazzina ho cercato questo vento, il profumo del mare,
la luce che filtra dalle tende bianche. Ancora oggi non c’è niente
che mi faccia meglio che passeggiare tra le dune bianche della
spiaggia, lanciando rami a Lucky che mi corre davanti impazzito
di gioia, mentre la risacca cancella metodicamente le impronte la-
sciate dalla sue zampe forti. Consento alla brezza di scompigliar-
mi i capelli, osservo le vele all’orizzonte, eleganti come coccarde
bianche appuntate su un vestito color pervinca. Non sono fuggita
da te, ma dalla confusione dei miei pensieri, dalle luci nevrotiche
della città, dai ritmi sincopati, dai sogni surriscaldati. Non sono
fuggita da te, ma dalla mia idea di te. Volevo vederti per come
sei davvero. E ora finalmente, seduta sul dondolo a leggere, ti ho
trovato. Ritrovato. Tra le pagine di The Great Gatsby. Ho sottoli-
neato una frase: “Non erano mai stati più vicini nel loro mese d’a-
more, mai avevano comunicato così profondamente, di quando
lei sfiorò le labbra silenziose contro la sua spalla o di quando lui le
sfiorò la punta delle dita, delicatamente, come se lei dormisse”. Eri
tu. Eravamo noi. Possiamo continuare a esserlo. Ti aspetto.
Forgive me, if you can. I’m fleeing from the slimy embrace of
darkness in search of light, air and brightness. That’s why I came
back to, you know where. This house has always been my ref-
uge. Since I was a child I seeked the wind, the smell of the
sea, the light that filtered through the white curtains. Even now
there is nothing better than strolling across the white dunes on
the beach, throwing sticks at Lucky as he runs along happily,
while the water washes away the deep paw prints in the sand.
A breeze blows through my hair as I watch the sails on the hori-
zon, elegant like white roses pinned on a periwinkle blue dress.
I did not flee from you, but from the turmoil in my mind, flashing
city lights, offbeat rhythms, heated dreams. I did not flee from
you, but from the idea I had of you. I wanted to see the real
you. And now I’ve finally found you here reading on a rocking
chair. I’ve found you. I underlined this phrase in the The Great
Gatsby: “They had never been closer in their month of love,
nor communicated more profoundly one with another, than
when she brushed silent lips against his coat’s shoulder or when
he touched the end of her fingers, gently, as though she were
asleep”. It was about you. It was about us. We can continue
being us. I’m waiting for you.
HAMPTONS
- H A M P T O N S -
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